Esp, capitolo 6 - Il vero incontro di Lovino e Arthur

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Administrator
    Posts
    434

    Status
    Offline
    Questa è la versione alternativa di una scena del sesto capitolo di Esp, basata sui commenti fatti dalla mia beta, Tayr. ☆
    Per qualche misterioso motivo, questo capitolo l'ha particolarmente ispirata: sarà lo scenario italico, saranno i pesci, sarà Arthur ma, mentre glielo leggevo, l'ha commentato in modo così meraviglioso che non ho potuto non riscrivere la scena di Lovino e Arthur con tutte le sue preziosissime osservazioni. Ah, c'è anche un 10% di cazzate che ho pensato io mentre scrivevo. Ho pensato qualcosa anch'io, oh! (๑・▱・๑) (Ma non vi dirò cosa, così è più bello. (?))



    [Nota preliminare] All'inizio del capitolo, Lovino prende uno stiletto e lo nasconde nella manica. Grazie ai commenti di Tayr, la cosa si è evoluta in modo bizzarro, per cui Lovino indossa il cappuccio di Ezio Auditore e ha lo stiletto in una giarrettiera, con conseguente gonna lunga con spacco. Per questa scena, potete quindi pensare Romano così abbigliato.

    Esp, capitolo 6 - Il vero incontro di Lovino e Arthur



    CITAZIONE
    [ Capitolo originale [EFP], [AO3] ]
    [ Genere: Demenziale, (Auto)Parodia ]
    [ tw: Sangue, Splatter (... Tipo) ]

    Sì, forse la presenza di più di un vascello non era un buon segno. Però c'erano dei "problemi", no? Non riconosceva la bandiera - uno strano disegno blu, bianco e rosso incastrato in un angolo, su una bandiera bianca con una croce rossa -, non riconobbe neppure la divisa dei marinai - giacca blu, pantaloni bianchi, feluca nera bordata d'oro con pennacchio nero -, ma non poteva trattarsi di un invasore quanto di un coglione - Perché mandare in giro i propri soldati con una barca a vela in testa, seppur di piccole dimensioni?
    Furono i due Baldi Cavalieri Anonimi a guidarlo alla cabina del capitano. O meglio, non la cabina del capitano - la cabina della nazione. Nulla da dire, per carità, le cabine dei capitani e delle nazioni erano sempre belle - Luminosissime, con un bel tavolo lucido ad occupare parecchio spazio, e quella aveva pure un tappeto che sembrava pregiato, anche se rovinato da estesi schizzi di sangue -, ma non era troppo entusiasta dell'idea di essere appena entrato in territorio straniero. L'essere appena entrato nella cabina, poi, gli escludeva ogni possibilità di buttarsi di sotto e nuotare via.
    Ma doveva farsi forza. C'era qualcosa di sbagliato, e doveva scoprire cosa. Era per quello che era salito di sua spontanea volontà, mica perché altrimenti col cazzo che si sarebbe anche solo avvicinato ad una flotta straniera di palese provenienza.
    Certo, avrebbe semplicemente potuto chiederlo a qualche paesano, e pensare con calma a cosa fare, piuttosto che affrontare il probabile problema a volto aperto - Però, per qualche strano motivo, non si sentiva del tutto pentito. Se lo ripeté, per convincersi di non essere imbecille quanto il bastardo.
    Un'altra piccola barca a vela nera bordata d'oro, con un'immensa piuma decorativa bianca, giaceva sul tavolo. Una persona era alla finestra, un'altra in mezzo alla cabina, metà da una parte, metà dall'altra.
    «Lovin Vangern, signore.» annunciò uno dei due Baldi Cavalieri Anonimi.
    «Thank you for your collaboration.» disse la persona alla finestra: «You can leave us alone.» Si rivolse alla metà di persona con la faccia: «I'm done with you. Please, leave, and don't forget your bottom.»
    «Understood, sir.» Detto ciò, la metà superiore camminò sulle mani come una Teke Teke, afferrò la sua parte inferiore per la cintura e ballonzolò verso la porta, aperta gentilmente da uno dei due Baldi Cavalieri Anonimi. Fatto ciò, le tre comparse sparirono, lasciandosi dietro una scia di sangue.
    Lo stato di quell'uomo non faceva presagire cose positive. Ma, nonostante l'odore soffocante di ferro, Lovino non aveva distolto lo sguardo dalla persona - dalla nazione - davanti a lui. Era seduta su un pesce piatto e sottile, grigio-marroncino, lungo una trentina di centimetri; aveva il busto di tre quarti, e sembrava molto interessata a ciò che c'era oltre il vetro. Al contrario dei suoi sottoposti, portava sulle spalle una giacca rossa, con nappe dorate e polsini neri, al collo una cravatta bianca con una vistosa pietra verde, forse uno smeraldo. Doveva trattarsi di una divisa antica di almeno un paio di secoli, abbastanza anacronistica, ma era la dimostrazione di come l'estetica potesse mandare a ramengo la parvenza di fedeltà storica.
    La nazione non sembrava troppo alta. Non era neanche eccessivamente sgargiante, o anche solo caotica.
    Eppure, Lovino rabbrividì.
    «Questo posto è meraviglioso.» La nazione parlò. Aveva una bella voce, e il suo tono era pacato. Piacevole come la carezza di una brezza, una brezza così carica di umidità da far percepire la tempesta. La nazione si voltò verso di lui. Un altro brivido, talmente violento da fare quasi male. Forse l'altro aveva visto le sue spalle sussultare. Non c'era niente di strano, eppure ogni singola cosa - le sabbie mobili, la gente con le barche a vele in testa, lo splatter gratuito - gli urlava di scappare.
    «Lieto di conoscerti, Romano.» L'uomo scese dalla sogliola e lo raggiunse con falcate ampie, decise e prive di fretta. «Ho sentito tanto parlare di te ed ero curioso.»
    Sotto i capelli biondi, a rovinare un viso che gente capace di accontentarsi avrebbe definito quantomeno guardabile, c'erano due brutte sopracciglia nere, spesse almeno due dita.
    Lovino sentiva gli occhi bruciare, lo stomaco contorcersi. Gli sarebbe scoppiato a ridere in faccia, e lo sforzo di trattenersi era quasi doloroso, ma si accorse di quegli occhi verdi - Occhi verdi come veleno - e fu ad un passo dallo sbottare. "Ma porca di quella puttana, in 'sta storia c'è solo gente con gli occhi verdi?"
    «Perdonami, non mi sono presentato.» La nazione si portò una mano al petto. «Io sono England.» Le labbra si curvarono appena. «Ma forse tu mi conosci come Inglaterra.»
    Il sangue defluì fino ai piedi. I piedi, come le gambe, non avevano più forza. Era Agosto, però il freddo era talmente intenso da farlo tremare - da scuoterlo per i tremori. In pochi istanti, tutto sarebbe sfumato e lui si sarebbe risvegliato con un altro bernoccolo.
    Non era appena salito sulla nave di Inghilterra - Volontariamente, quasi trotterellando ma non troppo, ché la gonna gli dava problemi, e sperava non si notasse troppo lo stiletto nella giarrettiera.
    Non era da solo nella stessa stanza con Inghilterra.
    Non c'era la flotta di Inghilterra ancorata sulle coste della Sicilia.
    Non c'era Inghilterra in un luogo dove c'era un "problema".
    Non c'erano due bufali morti sopra gli occhi (verdi) di Inghilterra ad un metro scarso da lui.
    Non c'era niente di vero.
    Era solo un incubo, e presto si sarebbe svegliato - con un altro bernoccolo.
    [...]
    Rialzò lo sguardo, l'ombra del cappuccio sugli occhi. Il cuore batteva così forte che non si sarebbe stupito di sentirlo rimbombare nella cabina. Mosse le dita, quelle risposero. Chiuse i pugni. Alzò il dito centrale. Non si sarebbe asciugato la guancia. Sarebbe stato inutile. Deglutì, e pregò che almeno la sua voce non lo tradisse. Ringraziò il suo essere una nazione, perché tutta quell'emotività avrebbe mandato qualsiasi umano in prognosi riservata.
    «Hai finito con la sagra dell'insulto o sei proprio stronzo di natura?»
    La voce era scheggiata, ma non tremava. Un briciolo di calore.
    Inghilterra sgranò appena gli occhi, i cadaveri di muflone si sollevarono in modo impercettibile. Doveva averlo sorpreso. Poi, si portò una mano al volto e scoppiò in una risata piena che gli fece venire i brividi. Sembrava davvero la risata di una strega.
    «Oh, dunque questo è South Italy!» Abbassò la mano. «Speravo che quello sguardo durasse un po' di più, ma così potrebbe essere anche più divertente.»
    Sperava di far tacere un infame, non di istigare un impero.
    «Che cazzo ci fai qui.» Non era neanche una domanda. Doveva chiudere in fretta quel discorso, magari senza crollare sotto le parole affilate di quel demonio. Anche perché non era sicuro di riuscire a continuare a guardarlo negli occhi, né che Inghilterra non dovesse decidere di saltargli addosso e farlo prigioniero.
    Pregò con tutte le sue forze che quello non fosse il suo obiettivo fin dall'inizio.
    Un tonfo pesante. Poi un altro, e un altro. Romano guardò alla sua destra, e quasi si strozzò con l'aria. Antonio era dall'altra parte della finestra, alabarda in mano, sguardo omicida e pugno intento a cercare di sfondare il vetro.
    «Qué le estás haciendo al mío Lovi?» La voce giungeva smorzata. «Aléjate, diablo!»
    «Che cazzo ci fai qui?» Stavolta era una domanda, e anche legittima.
    «Sì, che ci fai qui?» Anche Inghilterra sembrava confuso: «Tu riappari alla scena successiva.»
    «Tu ves alejarte y no estirar las manos en mi Lovi!» Non era ben chiaro come Spagna si stesse sorreggendo sul fianco del vascello, ma era certo che, se fosse riuscito ad entrare, quella stanza si sarebbe tinta di rosso anche sul soffitto.
    «Well, lasciamolo stare.» Inghilterra alzò le spalle e tornò a guardarlo. «Tanto la plot barrier gli impedisce di passare.»
    Romano non sapeva se esserne inquieto o rassicurato.
    «Stavamo dicendo...?» Inghilterra piegò di nuovo la testa di lato. «Ah, sì. Dunque. Che domanda bizzarra...» La sua voce si spense sulle ultime lettere. Tornò dritto, piano, mentre il suo sorriso si faceva più ampio e nei suoi occhi si accendeva un fuoco sinistro. «Ma tu» La realizzazione, il pregustare un piacere immenso: «non sai nulla?»
    Era ovvio che Inghilterra sarebbe stato ben lieto di spiegarglielo.
    Era quello il problema.
    Ma stavolta lo sapeva. Sapeva che non si sarebbe risparmiato, non ora che era tanto soddisfatto, quando ciò che gli aveva detto prima era stato dettato forse dalla noia, o da un odio perso nel tempo. Si fece coraggio e si gettò nelle fauci del leone: «No. Spiegami.»
    «Nove giorni fa» La voce di Inghilterra era soffice come una piuma, e sotto la piuma c'erano dei carboni ardenti. «Io, Holy Roman Empire, France e Netherlands ci siamo detti che è il caso di intervenire.»
    Dai nomi, poteva sospettare si trattasse di Sacro Romano Impero e Francia; il terzo doveva essere Paesi Bassi, che di suo si presentava come Nederland. Il fatto che Inghilterra e Francia fossero alleati era un pessimo, pessimo segno. Il fatto che fossero nel Mediterraneo era la quasi conferma di un sospetto orribile.
    «Non te ne sei accorto?» Inghilterra doveva essere davvero su di giri, perché la sua voce si stava facendo tremendamente derisoria: «Sardinia è stata conquistata l'anno scorso. E Sicily quest'anno. Solo... Com'è che si chiama? Messina. Solo Messina è ancora di Savoy. Peccato sia sotto assedio da un mesetto.»
    Ah.
    Ecco perché non c'erano navi per Messina.
    Ecco perché la gente poteva andare in giro a lanciare savoiardi senza venire arrestata dalla polizia biscottata.
    Ecco perché la gente stava facendo il trenino cantando: «Vamos a bailar, esta vida nueva!».
    Doveva essere davvero stordito per non essersi accorto che la Sardegna e la Sicilia erano state conquistate.
    Sì. Sì, in effetti era stordito. Era da un po' che continuava a faticare a rimanere concentrato sulla realtà. Allora non era del tutto colpa sua, nonostante fossero centosessant'anni che andava avanti a flashback rancorosi.
    Era quello il "problema" con cui aveva a che fare Sicilia. Povera Sicilia.
    «Chi le ha conquistate?» Voleva porre fine a quello strazio.
    Inghilterra sorrise. Il colpo di grazia. «Spain.»
    Romano si era preparato. Si era preparato, davvero, si era preparato ad incassare quel colpo - Era ovvio, era ovvio dalla mancanza del suo nome in quell'alleanza, era ovvio dall'esistenza stessa di quell'alleanza, era ovvio dalla soddisfazione di Inghilterra, era ovvio dal fatto che ci fosse il bastardo attaccato al vascello. Però il suo cuore mancò lo stesso un battito, e quel piccolo calore rinato si spense all'istante.
    «Quindi...» riuscì a mormorare: «Tu sei qui per fermare Spagna.»
    «Actually, sono qui per trovarlo.»
    "... Trovarlo?" Gettò un'occhiata alla sua destra. Ora l'idiota stava cercando di sfondare il finestrino con l'alabarda ma quella, per non chiare leggi fisiche, continuava a rimbalzare. Purtroppo, ad uno dei contraccolpi gli finì sul naso e l'imprecazione fu così forte da far svenire sul colpo lo zio Petrus.
    «Lui e la sua flotta sono da qualche parte nel sud di Sicily, e mi sono offerto di andare a stanarlo.» Inghilterra non poteva non essersene accorto e continuava a sorridere, con quegli occhi color veleno. «Soprattutto, affondare navi spagnole è uno dei miei passatempi preferiti. Suppongo tu lo sappia.»
    "... Trovarlo." Ignorò il bastardo intento a cercare di estrarre la punta uncinata dell'alabarda conficcataglisi in faccia. Non capiva perché tutta quella scena fosse così splatter, fin da quando era iniziata, quindi smise di pensarci e tornò all'argomento principale - Nonostante l'argomento principale non si stesse ritingendo i vestiti solo perché già rossi.
    Romano serrò i pugni. Era sopravvissuto al dilaniamento da parte della propria terra. Non sarebbe crollato davanti ad un impero. «Intendi rapirmi per usarmi come esca?»
    «... Ma sai che non ci avevo pensato?» Gli si drizzarono i capelli nel sentirlo. «Mi hai dato davvero un'ottima idea!»
    Lovino avrebbe potuto commentare che solo un coglione non avrebbe pensato una cosa così ovvia, ma avrebbe dovuto intuire il livello di quell'individuo già dal fatto che mandava in giro i suoi sottoposti con delle barche a vela in testa. Avrebbe potuto commentare, sì, ma il pericolo era troppo imminente per perdersi in ulteriori riflessioni.
    Con un urlo rabbioso, abbassò la testa e centrò Inghilterra, scaraventandolo dall'altra parte del tavolo. L'impeto era stato troppo violento, ma Romano non aveva intenzione di fermarsi. Sfondò la paratia e volò in acqua, lontano da quella coppia di imbecilli inquietanti, con un liberatorio «Chigiiiiiiiiiiiiiiii!» che fino a questo momento non era stato possibile usare a causa della sua non-storicità.

    Inghilterra si rialzò, e osservò sconvolto il buco nella nave, una distruzione peggiore di quella di una palla di cannone. «Holy shit.»
    «Inglaterra...» Spagna emerse dalle assi distrutte, il volto ricoperto di sangue, gli occhi scintillanti di follia yandere. «Como te atreves? Nunca te lo dejaré!»
    Arthur si lasciò cadere sul tavolo, troppo scioccato dagli eventi privi di senso appena avvenuti per far caso ad uno psicopatico che gli si stava arrampicando dentro la stanza a causa dello sfondamento della plot barrier.
    «Ma bloody hell, tienitelo!».


    .


    Note:
    * La "feluca" è sia il bicorno che una barca a vela. Da qui il delirio. [ Feluca-Bicorno, Feluca-Barca ]
    * La Teke Teke è un fantasma protagonista di una leggenda urbana giapponese. Trattasi dello spirito vendicativo di una ragazza morta cadendo sui binari, il cui corpo è stato tagliato a metà dal treno in arrivo. [ Wikipedia inglese, Articolo in italiano ]
    * «Thank you for your collaboration.»: Grazie per la vostra collaborazione.
    «You can leave us alone.»: Potete lasciarci soli.
    «I'm done with you. Please, leave, and don't forget your bottom.»: Ho finito con te. Sei pregato di andartene, e non dimenticare la tua parte inferiore.
    «Understood, sir.»: Ricevuto, signore.
    * «Qué le estás haciendo al mío Lovi?»: Cosa stai facendo al mio Lovi?
    «Aléjate, diablo!»: Allontanati, demonio!
    «Tu ves alejarte y no estirar las manos en mi Lovi!»: Tu vedi di andartene e non allungare le mani sul mio Lovi!
    * «Como te atreves? Nunca te lo dejaré!»: Come hai osato? Non te lo lascerò mai!

    Edited by Soe Mame - 30/12/2020, 16:35
     
    .
0 replies since 30/12/2020, 15:03   35 views
  Share  
.