Il Libro del Millennio[Prologo/Incompiuta]

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    Il Libro del Millennio



    Il prologo di una raccolta disomogenea che avevo in progetto all'epoca che fu.
    Si trattata principalmente di rivisitazione dei miti egizi con i personaggi di YGO, qui nel ruolo di divinità. In questo prologo, tuttavia, è presente solo Atem.
    Gli appunti mi dicono che i due capitoli successivi si sarebbero dovuti intitolare Il Libro del Brodo e Il Libro del Verde. Sono confusa quanto voi.


    Scritto il: 8 Ottobre 2012
    Rating: Verde
    Genere: Mitologico, Epico (!?), Parodia, AU
    Personaggi: Atem, Altri personaggi
    Nota: Non è intesa alcuna mancanza di rispetto verso qualsiasi pantheon, mitologia e credenza. Meglio specificare, che non si sa mai.
    Nota 2: Questo prologo riprende il mito egizio della creazione, unito alla teoria del brodo primordiale.
    Nota 3 (da leggere dopo aver letto quanto sotto): Alla fine, Atem "implode" perché sarebbe dovuto rinascere come Horus e mi serviva che uscisse di scena come divinità creatrice. (!)

    .

    In principio era il Brodo.
    Tutto era una distesa di liquido gialloverde, volute di fumo dall'intenso odore appena salmastro.
    Delicate ninfee ne sfioravano la superficie con i loro candidi petali, rosei loti erano cullati dal suo lento scorrere, gambi di sedano creavano piccole increspature, spicchi di pomodori e carote emergevano appena, silenziosi, e fini scie d'olio formavano piccoli ghirigori più scuri.
    Vi fu un Loto più grande degli altri.
    Quando le punte rosate dei suoi petali lambirono il Brodo, una figura minuta apparve al centro della corolla: la sua pelle era del colore degli abissi del Brodo, i suoi occhi avevano iridi del colore del Loto, i suoi capelli ne ne avevano sia la forma che il colore: gialli come i pistilli attorno al volto, petali neri che sfumavano nel rosa scuro attorno alla testa.
    Il dio Atem, non avendo null'altro da fare, si era creato.
    Tuttavia, una volta creato, non seppe cosa fare.
    Si guardò intorno, nella vana ricerca di qualcosa di estraneo al Brodo.
    E non trovò nulla.
    Il dio Atem, però, continuò a cercare, a cercare, a cercare.
    Poi capì che, spostandosi da dove si trovava, aveva più possibilità di trovare.
    Fu così che fece navigare il suo Loto per le fumose vie del Brodo, unicamente con la forza della sua potente volontà.
    Il dio Atem continuò a cercare, a cercare, a cercare.
    Finché il suo Loto non arrestò brutalmente il suo navigare, quasi rischiando di farlo cadere nel Brodo per il contraccolpo.
    Stupito, Atem divise appena due petali del Loto, guardando verso il basso: un gigantesco Dado Vegetale era emerso dalle acque del Brodo, portando con sé il Loto che, proprio in quel momento, stava placidamente navigando sopra di lui.
    Con grande coraggio, Atem oltrepassò i confini dei petali e pose i suoi piedi sul Dado Vegetale, al tatto stranamente granuloso.
    Lì sopra, l'odore del sale era più forte che in qualsiasi altro luogo del Brodo e giunse al naso della divinità, pizzicandolo leggermente.
    D'istinto, senza volerlo, Atem inspirò tre volte, sempre più a fondo, il naso pizzicato sempre di più, fino a liberarsi dal fastidio con un potente starnuto.
    Fu così che avvenne.
    Scomparve il Dado Vegetale, scomparve il Loto, scomparve il Brodo.
    Tutto divenne più fumoso di prima, ma scomparve l'odore lievemente salmastro.
    Un profumo mai sentito prima colpì il naso di un Atem sempre più confuso, la sua pelle si ricoprì di minuscole goccioline, folate di leggera energia invisibile lo accarezzavano.
    Apparvero due entità a lui simili: una maggiormente somigliante nel corpo, l'altra dalle fattezze più sinuose e rotondeggianti, il volto attorniato da una folta criniera.
    Atem fece appena in tempo ad udire i loro nomi, Shu e Tefnut, quando qualcosa lo colpì alle spalle, spalmandolo dolorosamente su una vasta distesa dura.
    Premuto, schiacciato, Atem gridò a Shu di aiutarlo e Shu corse in suo aiuto, sollevando, seppur con fatica, ciò che lo stava rapidamente distruggendo.
    Voltandosi, Atem vide una gigantesca creatura rassomigliante Tefnut.
    Rapidamente, si sedette, scoprendo di trovarsi su un'enorme creatura rassomigliante Shu.
    I loro figli: Geb e Nut.
    Atem sgranò gli occhi: tutto era diventato una distesa verde, colma di piante rigogliose, e distese marroni, rocce, e laghi di piccoli granelli di sabbia gialla, un maestoso uccello dalle piume di fuoco si stagliava su di un oceano azzurro, limpido, sopra la sua testa, l'energia invisibile che entrava nei suoi polmoni, a volte fresca, a volte calda.
    Atem aveva creato il mondo per sbaglio.
    E quando lo vide, per la sorpresa, implose.
     
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